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| Titolo: Sei incontentabile? Scopri il perchè - Se non riesci mai a goderti le cose e trovi sempre un motivo di insoddisfazione, smetti di controllare tutto e prova a sospendere ogni giudizio… 2014-09-19, 18:59 | |
| Sei incontentabile? Scopri il perchè
Se non riesci mai a goderti le cose e trovi sempre un motivo di insoddisfazione, smetti di controllare tutto e prova a sospendere ogni giudizio…
“Ma che cosa vuole questo qui? Quand’è che lo sentirò dire che è contento? Ci sarà pure una volta in cui si sentirà felice!”. Sono i pensieri spontanei che vengono quando si vive da vicino a un incontentabile, cioè una persona che, anche di fronte alle situazioni più favorevoli, si mostra infastidita. Manca sempre qualcosa, le cose non sono come dovrebbero essere, la fregatura è sempre dietro l’angolo. Gli eterni insoddisfatti non sono pochi. Anzi, in almeno un periodo della nostra vita tutti siamo stati così. Ma per qualcuno è la regola. Perché una persona finisce per vivere le cose in questo modo? E cosa si può fare per uscire da questa visione inappagante della realtà? Ne va anche della qualità e della durata delle proprie relazioni, perché un atteggiamento sempre scontento produce disagio in chi sta intorno: o lo contagia della stessa insoddisfazione, o gli induce frustrazione e senso di inadeguatezza, o gli fa venir voglia di allontanarsi. “Si può fare sempre di più” A volte “l’imprinting” deriva dall’esempio dei genitori: “Potresti fare di più” è la frase tipica sentita da chi, fin da bambino, si è sempre visto svilire i propri “prodotti” in nome di un “di più” del tutto teorico, ed ha quindi appreso che il presente, anche quando è bello e favorevole, non basta mai. In questi casi il problema è la sensazione radicata che la situazione realmente appagante sia altrove, in un futuro o in un’alternativa da raggiungere. Ma quando la si raggiungerà, le si applicherà lo stesso schema. E così via all’infinito, in una sostanziale, rabbiosa scontentezza.È tutta paura della felicità Per altri invece il problema non nasce dal fatto che la realtà, anche quella più positiva, non basta, ma, paradossalmente, dal contrario: è troppo. Si difendono dalla felicità, dalla brillantezza di un risultato, dal fatto che le cose vanno bene. Hanno paura della pienezza e della riuscita. La cercano, ma sentono di non riuscire a sostenerla, perciò la boicottano attraverso la scontentezza. Qualcuno teme di essere travolto dalle emozioni, altri non sanno proprio come stare in situazioni in cui non ci sono problemi o conflitti (sono quasi in imbarazzo), altri non possono credere che le cose vadano bene perché sono abituati a sfortune di vario tipo, e altri non vogliono assumersi la responsabilità che deriva da un buon risultato: doverlo confermare in futuro. Non è che la realtà non basta, ma “sono io che non basto alla realtà”. Metti da parte il perfezionismoGuardando in profondità, quello a cui occorre rinunciare è una cosa sola: il perfezionismo. L’incontentabile infatti è schiavo di un’immagine ideale di come dovrebbe essere la realtà, o di come dovrebbe essere lui stesso. C’è un grande giudizio che pesa come un macigno sulla libertà di vivere e di esprimersi. Ma non è necessaria una psicoterapia per superare la sua influenza nefasta: spesso rendersi disponibile, in modo consapevole, a nuove esperienze può modificare l’atteggiamento mentale e di conseguenza lo stesso assetto del sistema nervoso, aprendolo finalmente alla sensazione di essere appagati. Tre passi verso il presente:-Accetta le cose come si presentano. Prova per una volta, in un ambito per te importante, a non tentare di migliorare le cose ma ad accettarle così come si presentano. Se “in automatico” ti viene da formulare giudizi prova a sospenderli: ciò che ti accade non è buono o cattivo, “è”, e basta. Osserva come ti senti. Dopo un primo spaesamento, vedrai che ti sentirai alleggerito.-Stai alla larga dagli ipercritici. Frequenta di più le persone che manifestano gioia per ciò che hanno e per un po’ di tempo “scansa” gli ipercritici e gli insoddisfatti, cioè quelli come te. Poi chiediti: è giusto definire superficiali o ingenui i primi, come fai di solito, e realisti i secondi? E se invece fossero propri i primi a vedere più lontano?
-Ritrova la tua essenza felice. Guarda le foto di quando eri bambino. Prendine una in cui eri felice e osservala bene. Quello sei tu, anche adesso. Ciò che ti frena è una maggiore maturità o non, piuttosto, il timore di toglierti una corazza? Porta con te quella foto e ogni tanto guardala; se senti nascere un sorriso non reprimerlo: le emozioni devono tornare a scorrere. Se vedi sempre nero ti servono occhiali a colori:
- Smetti di “esibire” la tua insoddisfazione. Tutti ormai si aspettano che noi siamo così, ipercritici e insoddisfatti, e anche a noi di riflesso viene da esserlo. Come se indossassimo sempre occhiali che fanno vedere tutto nero. Dobbiamo cambiare questa abitudine che nutre le relazioni in modo distorto. Il primo passo: l’insoddisfazione non deve più essere argomento di conversazione e soprattutto non deve essere esibita al “pubblico”. Usciamo da questo personaggio e lasciamo posto ad altri modi di essere. C’è solo da guadagnarci. -Non farti dire da altri cosa vuoi tu. Dietro la continua insoddisfazione potrebbe esserci il fatto che, senza accorgercene, cerchiamo di appagare bisogni che non ci appartengono, indotti dai media e dall’ambiente in cui viviamo, che ci persuadono su cosa dobbiamo desiderare. Cerchiamo di sentire meglio cosa è nostro e cosa non lo è, e stiamo attenti alle nostre emozioni profonde, prima di proclamarci insoddisfatti.
-Identifica l’epicentro del problema. A volte c’è un solo ambito nel quale siamo insoddisfatti (ad esempio sentimenti o lavoro), ma è così importante o ci pesa così tanto che l’insoddisfazione si dilata in automatico a tutto. Allora diventa fondamentale riconoscere il vero problema e risolvere quella frustrazione, altrimenti niente potrà superare la barriera di cinismo che abbiamo alzato. fonte | |
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