Le prime testimonianze risalgono ai tempi degli Egizi per i quali il gatto era un animale sacro. In Egitto sono stati ritrovati resti di gatti in contesti domestici, risalenti a periodi che vanno dal 4000 al 3000 A.C..
Il gatto era tenuto in altissima considerazione perla sua utilità come cacciatore di topi e serpenti, ma fu anche adorato come personificazione degli dei. In particolare impersonava il Dio Osiride che amava trasformarsi in gatto per non essere riconosciuto, e la Dea Bastet, benefattrice dal corpo di donna e testa di gatta.
Gli antichi Egizi erano notoriamente assai gelosi dei propri gatti. Fra tante leggi in loro favore ce n'era una che vietava assolutamente il loro espatrio. Nonostante queste restrizioni i gatti riuscirono a diffondersi gradualmente in Grecia, Italia meridionale e perfino Mesopotamia. Nell'antica Grecia il gatto aveva il ruolo fondamentale di difendere i suoi umani dall'assalto dei terribili roditori.
Inoltre era tenuto come animale domestico e, al pari dei cani e dei ghepardi, veniva impiegato nelle battute di caccia. Nonostante non fosse più sacro, il gatto era comunque accomunato a diverse divinità, prima fra tutte Artemide e in seguito Diana Cacciatrice, per motivi ben chiari vista la sua abilità di predatore notturno.
Presso gli antichi romani il gatto soppiantò il furetto come predatore di topi ed incontrò un discreto successo. Ben presto crebbe come animale randagio o semirandagio diffondendosi al seguito delle spedizioni romane in tutta Europa. Ma fu con l'affermarsi del primo cristianesimo che la fortuna iniziò a mutare. Il gatto, insieme ad altri animali (rospo, topo, serpente) fu bollato come manifestazione del diavolo a causa del suo spirito indipendente.
Le persecuzioni medievali resero difficile la vita dei gatti, aiutando invece i ratti a proliferare e favorendo così la trasmissione di epidemie di peste. Solo verso la fine del Rinascimento si assistette a una rivalutazione generale degli animali che ne favorì lo studio "scientifico". Il gatto tornò a far parte della vita famigliare sia come animale da utilità che da compagnia.
Tra la fine del 1600 e l'inizio del 1700 il gatto crebbe in tutta Europa dove era accettato con simpatia e benevolenza. L'avvento dell'Illuminismo permise il superamento d'ogni tipo di superstizione ed il gatto riassunse definitivamente la sua dignità. Ma il "secolo del gatto" fu il 1800, quando gli scrittori romantici scoprirono in lui un emblema e divennero i suoi più appassionati estimatori, contribuendo così a restituire al gatto il suo naturale ruolo di "principe della casa".