Il significato psicologico dei tatuaggiSembrano aumentare di anno in anno. Tatuaggi di tutte le fogge e dimensioni. Su alcune parti del corpo o su tutto il corpo. Tanto da sembrare vestiti. Alla base c'è una ricerca dell'identità. Come conferma lo psicologo.In origine furono gli uomini delle caverne. Il tatuaggio deriva infatti da un preistorico costume di contrassegnare il proprio Sé corporeo attraverso incisioni irreversibili. Con appositi strumenti i nostri antenati immettevano sotto la cute, pigmenti o sostanze coloranti.
Oggi, con la globalizzazione, il tattoo è diffuso in tutto il mondo. Ostacolato in passato o incoraggiato a seconda del significato che prendeva (e prende) nei vari contesti: spirituale, religioso, impertinente-trasgressivo, pornografico, politico o solo decorativo.
Tatuaggio o tattoo deriva da una scoperta dell’archeologo James Cook che, nel XVIII secolo, scopre in Polinesia il nome “tattaw”, indicante nell’uso polinesiano, l’atto di colorare il corpo per scopi religiosi, una sorta di battesimo. Si pensi ai Maori in Nuova Zelanda.
Oggi ha mantenuto il fine di segnare e colorare alcune parti del corpo. Tali tracciati grafici veicolano messaggi sia estetici sia spirituali, rituali di casta, simbolici, a volte anche reali, nel senso che indicano l’interesse per qualcosa, l’amore per qualcuno, il proprio nome ecc. E sono più o meno visibili, ovviamente in base ai vestiti indossati
Sono molte le persone - giovani e meno giovani – che negli ultimi anni sentono il bisogno di incidere sul proprio corpo tali disegni (non sempre artistici), e che occupano aree sempre più vaste del corpo. Sulle spiagge sembra che il numero delle persone tatuate sia in aumento rispetto a pochi anni fa.
A spiegare questo fenomeno ci sarebbe una ricerca della propria identità. “Penso che il tatuaggio sia non soltanto una tendenza della moda - sostiene lo psicologo Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all'Università di Bologna - ma un bisogno sempre più sentito da parte dei giovani, ma anche di individui di media età, di caratterizzare la propria identità”.
Brad Pitt si è fatto tatuare Otzi, la mummia di Similaun, l’uomo preistorico ritrovato più di 5000 anni fa sul cui corpo furono incisi quasi 60 tatuaggi. Proprio lo studio di tali tatuaggi, in corrispondenza di punti sullo scheletro della mummia, ha però suggerito un fine più magico e curativo che religioso o rituale.
Il tatuaggio comunque può abbellire il corpo, sfrondare simbolicamente le convenzioni, mostrare anarchia verso il potere esterno e sfidare il tempo, nel senso di fermare nella fantasia del soggetto il tutto che cambia.
Il tatuaggio non cambia, ma è immortale. Rappresenta un vestito permanente, una capacità di opporsi alle trasformazioni indesiderate utilizzando un pezzo d’identità soggettiva, non imitabile, non derubabile, un’identità di Sé dalla quale non si può essere estromessi. Si tratta di una sorta di nuovo vestito (soprattutto quando tutto il corpo è tatuato), personalizzato per “l’eternità’”. In altri termini, rimanda alla dimensione del sogno.
Potremmo concludere che i giovani (o altri) abbiano bisogno di sogno e ricerca di identità.
“Vorrebbero più sicurezza, più certezze nei valori, nell’amore e non da ultimo, nel lavoro – continua lo psicologo - cioè prima trovarlo e poi che sia interessante … credere nelle persone, nel senso di poter fidarsi di loro, i giovani vorrebbero trovare coerenza e meno materialismo. Così si impadroniscono di un vestito colorato simbolico, giocoso, gioioso, vogliono essere visibili. lo padroneggiano e dicono: questo è mio, nessuno me lo può togliere, voglio essere visibile per qualcosa che ho voluto io, e mi protegga dall'autorità ingiusta che non mi vede e non mi considera”
donnamoderna