Vincenzo Admin
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| Titolo: Mar Rosso, sulla vetta di Mosè . Sharm el Sheikh In Egitto, l'escursione fra Sharm el Sheikh e la penisola del Sinai 2012-03-06, 21:36 | |
| Mar Rosso, sulla vetta di Mosè Sharm el Sheikh In Egitto, l'escursione fra Sharm el Sheikh e la penisola del Sinai fra pesci e coralli nell’Acquario di Allah e in cerca di atmosfere mistiche nel Monastero di Santa CaterinaChi predilige le immersioni subacquee e ama curiosare nei fondali trasparenti e nuotare fra pesci pagliaccio e incantevoli reef corallini sceglie il Mar Rosso. Sharm el Sheikh si affaccia su uno dei mari tropicali più ricchi del mondo e dal 1998 tutta la sua area a sud della città è protetta dal Parco Nazionale Marino di Ras Mohammed, che gli egiziani chiamano anche l’Acquario di Allah. Ma la costa egiziana tanto ricca di spiagge e riserve naturali è una meta ancora più interessante se si aggiungono le visite culturali alla penisola del Sinai, 61.000 chilometri quadrati di terra, un triangolo che si allunga nel Mar Rosso tra il Golfo di Suez e il Golfo di Aqaba, considerato il cuore delle tre grandi religioni monoteistiche: l’islam, l’ebraismo e il cristianesimo. La tradizione vuole che, proprio sui monti del Sinai, Mosé ricevette le tavole con i dieci comandamenti, in quello che è il terzo deserto d’Egitto, ancora oggi abitato da beduini. Nella parte centromeridionale della penisola si trovano il Gebel Caterina, il Monte Santa Caterina e il Monte Horeb, detto anche di Mosé: qui al centro di una stretta valle fatta di cime vertiginose, a 1570 metri d’altezza, come fosse un miraggio, si intravede la grande fortezza, il Monastero di Santa Caterina. L’imperatrice Elena, moglie di Costantino nel 337 d.C. ordinò la costruzione di una cappella, lì dove a Mosé era apparso il “roveto ardente”, poi nel 527 d.C. Giustiniano ordinò la costruzione della grande “Basilica della trasfigurazione” da proteggere con un imponente cinta muraria, grandi blocchi di granito rosso, contro le incursioni beduine. Solo nell’VIII secolo d.C. i monaci trovarono al suo interno un sarcofago contenente il corpo di Santa Caterina, che è ancora oggi in questo convento greco-ortodosso, unico nel suo genere e per questo iscritto al Patrimonio dell’Umanità Unesco. Inoltre la sua biblioteca, con oltre 3.000 manoscritti antichi è seconda solo a quella del Vaticano: purtroppo però non è possibile visitarla e i turisti possono rifarsi con le tre navate della basilica in stile bizantino, in cerca del grande mosaico della trasfigurazione, del pozzo di Mosé e dell’ossario che custodisce le reliquie di Santo Stefano. Ma come si arriva in cima? I viaggiatori hanno diverse opzioni e modalità di scelta. Chi desidera arrivare a piedi (ma solo se è in buona forma fisica), può scegliere diversi sentieri: il percorso più veloce, ma anche più ripido è il Siket Sayidna Moussa, una scalinata di 3750 gradini, scavata dagli stessi monaci, detta anche “Passi della Penitenza”. Chi la sceglie di solito preferisce farla con torce alla mano, di notte, per evitare la scalata con il caldo del sole mattutino e una volta raggiunta la vetta vale la fatica la vista del panorama all’alba. Il tragitto più lungo si chiama Siket El Bashait, percorribile per tre o quattro ore, sia a piedi sia sui “taxi beduini”, cioè sul dorso del dromedario, un viaggio più accessibile anche grazie alla presenza di numerosi chioschetti dove gli escursionisti possono rifocillarsi bevendo qualcosa di fresco. Valentina Castellano Chiodo http://doveviaggi.corriere.it/ | |
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